meccanismi di difesa
I meccanismi di difesa sono stati individuati per la prima volta da Sigmund Freud e ulteriormente dettagliati e analizzati dalla figlia, Anna Freud, attraverso il suo lavoro di ricerca.

Si tratta di atteggiamenti adottati inconsciamente per allontanarci e proteggerci da pensieri o sentimenti negativi, come l’ansia o il senso di colpa.

I nostri meccanismi di difesa prendono il sopravvento nelle situazioni in cui ci sentiamo minacciati, anche se non necessariamente minacciati fisicamente ma psicologicamente. Sono maschere che indossiamo alla bisogna per apparire migliori di come siamo e reggere il confronto con le nostre aspettative o con quelle altrui.

Queste strategie psicologiche sono prevalenti in ambienti ad alto stress in cui dubitiamo delle nostre capacità e improvvisamente diventiamo iper-consapevoli della nostra inadeguatezza e ci mettiamo sulla difensiva per preservare la nostra autostima anche se in modo inappropriato.

Naturalmente, i meccanismi di difesa possono emergere in tutte le aree della vita. Ma sono visibilmente prevalenti sul lavoro, dove lo stress dilaga e la competizione può essere elevata.

I meccanismi di difesa sono normali e li usiamo tutti in una certa misura. Ma è quando questi comportamenti vengono utilizzati in modo sistematico che possono emergere tendenze ossessive e persino nevrotiche.

Il primo passo consiste quindi nell’imparare a riconoscerli per evitare di diventarne schiavi inconsapevoli.

Evitamento

L’obiettivo di questa modalità difensiva è di stare il più lontano possibile da ciò che ci produce stress.

Occorre essere consapevoli che un conto sono le persone o le situazioni e un conto è il nostro modo di reagire ad esse. Lo stress è il nostro modo di sentirci, di reagire ad esse. Quindi è una nostra caratteristica e non può essere attribuita alle persone o alle situazioni.

Dire “è una situazione stressante” è un modo quindi improprio di qualificarla.

Alcuni in determinati contesti provano stress mentre altri addirittura possono esaltarsi. Si pensi ad un pilota di un’auto da corsa lanciata a 300 km all’ora. Si diverte laddove un’altra persona potrebbe entrare nel panico.

Lo stress è un segnale evidente che ci troviamo fuori della nostra comfort zone ma non necessariamente è un fatto negativo. Dimostra che ci muoviamo in un “territorio” cui non siamo abituati e su cui preferiremmo non addentrarci.

Se si tratta di un compito che non ci piace, ma che dobbiamo svolgere, spesso tendiamo a procrastinarlo.

E i problemi spesso si ingigantiscono trascurandoli e le situazioni peggiorano deflagrando in conflitti che è difficile gestire quando si è lasciato passare troppo tempo senza fare nulla.

Negazione

Obiettivo di questo meccanismo di difesa è trovare il modo di negare una nostra carenza o la possibilità che le cose non vadano come speriamo.

Negare è più che evitare semplicemente un pensiero o una circostanza potenzialmente minacciosi,

Implica negare con veemenza il fatto che ciò possa accadere.

Questo meccanismo di difesa produce in alcuni un ottimismo sfrenato in modo da poter andare avanti senza il peso di aspettative più realistiche.

Ma la realtà vince sempre. E quando lo fa, il passo successivo del processo è il senso di colpa, che genera il tentativo di spostare la responsabilità su qualcuno o qualcos’altro.

Razionalizzazione

E’ il tipico atteggiamento di chi dice “Non è stata colpa mia Perché…”

L’obiettivo è una sorta di negazione a posteriori. “Se fosse dipeso da me le cose non sarebbero andate così…”

Trovare delle scuse oppure mentire ci fornisce un falso senso di protezione. Allentiamo per un attimo la tensione spostando l’attenzione dai risultati alle colpe.

Ma resterà il fatto che le cose non sono andate come dovevano. Inoltre questa modalità ci impedisce di vedere strade alternative che avremmo potuto imboccare. In sostanza è un atteggiamento che ci impedisce di migliorare.

Spostamento

Obiettivo in questo caso è scaricare la tensione prendendocela con qualcun altro.

Il capo ci rimprovera e poco dopo ci arrabbiamo con un collega per un futile motivo.

Siamo esseri umani e le brutte giornate sono inevitabili. Tuttavia, resta il fatto che non è una strategia di coping affidabile e finirà solo per danneggiare i rapporti di lavoro a lungo termine.

Inoltre si tratta di un meccanismo di difesa piuttosto inefficace, perché mentre la rabbia trova una via per l’espressione, la sua errata applicazione ad altre persone o oggetti causerà ulteriori problemi per la maggior parte delle persone.

Come andare oltre i meccanismi di difesa

I comportamenti illustrati, se usati occasionalmente in alcuni casi, possono aiutare.

Tuttavia, è quando essi diventano abitudini sistematicamente ripetute che finiamo per sabotare la nostra esistenza.

Superarli richiede di assumere proprio l’atteggiamento che si vorrebbe evitare: permettersi di essere vulnerabile.

Come ogni altro comportamento, il primo passo per apportare un cambiamento è riconoscere il problema.

Analizzare i pensieri, emozioni, reazioni e scambi durante il lavoro per capire quale dei meccanismi di difesa di cui sopra si sta usando come stampella.

Esistono inoltre altri meccanismi di difesa, più sottili da rilevare, tra cui:

  • Regressione: tornare ai comportamenti infantili (ad esempio fare l’offeso).
  • Segregazione: tentare di separare i diversi ambiti della vita (ad esempio, l’esclusione di qualsiasi problema personale mentre sei al lavoro).
  • Proiezione: attribuire propri pensieri ed emozioni agli altri.
  • Compensazione: tentare di pareggiare un comportamento negativo con altri positivi.

Naturalmente, riconoscere i propri atteggiamenti difensivi è il primo passo per eliminarli solo se non li consideriamo come parte del nostro carattere e siamo mossi dalla sincera volontà di fare qualcosa per non restarvi imprigionati.