La trasformazione del lavoro nell’era digitale
Agli albori dell’era digitale l’applicazione delle nuove tecnologie è stata prevalentemente finalizzata al recupero ed innalzamento dell’efficienza. Inizialmente, ed ove possibile, attraverso la progressiva sostituzione del lavoro umano con nuovi strumenti automatizzati ed in altri casi attraverso la riprogettazione dei processi a fronte dell’introduzione delle nuove tecnologie.
Ora, con l’avvento dei social media e dei nuovi strumenti di collaborazione si sta assistendo ad una ulteriore trasformazione della cultura interna alle organizzazioni che riguarda il modo stesso di lavorare.
Il primo effetto della trasformazione del lavoro nell’era digitale è quello di abbattimento dei tradizionali confini.
Le informazioni circolano ad una velocità mai vista in passato e persone che operano a distanza riescono ad interagire superando le barriere di tempo e di spazio.
Questo amplifica il potenziale cerebrale e mette in condizione le persone di elaborare molto materiale prendendo decisioni migliori.
L’aumento della condivisione di informazioni porta inoltre ad una progressiva “democratizzazione” in cui sempre più soggetti hanno la possibilità di accedere ad una enorme base informativa.
L’emergere di network professionali interni ed esterni alle organizzazioni porta a ridurre i tempi di apprendimento ed a costruire modalità di lavoro più personalizzate sui punti di forza individuali, più flessibili, collaborative e fruibili in mobilità, a casa come sul posto di lavoro.
Trasformazione del lavoro e nuovi modelli organizzativi
Gerarchia, burocrazia e silos funzionali appaiono sempre di più le vestigia di epoche lontane.
Molte organizzazioni ragionano ancora in questi termini ma è il mondo che sta andando in direzioni diverse.
Lavoro per progetti e team virtuali e temporanei sono alla base dell’operatività della maggior parte delle aziende più innovative caratterizzandone la dinamicità e la produzione di idee a tutti i livelli.
I nuovi progressi nella tecnologia digitale come i sensori virtuali, big data e analytics, i dispositivi robotici avanzati, gli sviluppi e le applicazioni diffuse di intelligenza artificiale, i software di collaborazione ed i dispositivi indossabili, le stampanti 3D, gli assistenti virtuali automatizzati, promettono tutti di rivoluzionare come mai le modalità di produzione e di erogazione di beni e servizi.
Di conseguenza vanno anche a modificare l’approccio al lavoro e le condizioni in cui esso si svolge all’interno delle organizzazioni.
L’effetto complessivo è quello di una maggiore produttività e di una trasformazione in senso più “umanizzante” e “personalizzato” della cultura del lavoro e di ciò che ruota intorno ad essa.
Si tratta naturalmente di un effetto che si manifesta ancora in modo “strisciante” ed “a macchia di leopardo” ma che è sempre più evidente come indicazione tendenziale.
Così come è altrettanto evidente lo spostamento del lavoro dai colletti blu ai colletti bianchi e dalla sfera manuale a quella intellettuale.
Una leadership orizzontale
Nell’era della conoscenza diffusa e condivisa, si affermano nuove modalità di leadership “orizzontale” non necessariamente basate sull’autorità formale ma su una autorevolezza e su una capacità di esercitare influenza fondate sull’evidenza delle informazioni e delle indicazioni che da esse emergono. Una leadership orizzontale fact-based.
Ciò significa che il management deve guidare le persone verso la progressiva acquisizione delle nuove skills richieste dalla tecnologia digitale ed al tempo stesso creare le condizioni organizzative perché queste competenze possano esprimersi.
In particolare. è richiesto un mutamento del ruolo della gestione delle risorse umane che deve essere sempre più in grado di interpretare gli scenari futuri per adeguare le caratteristiche della forza lavoro e supportarne il processo di sviluppo e crescita professionale.