Registro dei rischi

Il registro dei rischi costituisce un importante strumento che accompagna lo svolgimento di tutti i processi di gestione dei rischi.

Esso viene completato man mano che avanzano i lavori e viene alimentato dalle informazioni che emergono dall’attività di pianificazione e successivamente dall’attività di monitoraggio e gestione dei rischi in corso d’opera.

La struttura del registro dei rischi è in forma di tabella dove le righe si riferiscono a ciascun rischio individuato e le colonne si riferiscono alle informazioni chiave costituite da:

  • Codice e descrizione del rischio
  • Date relative a quando il rischio è stato individuato, quando è stato analizzato, quando è emerso (se è emerso) durante il ciclo di vita del progetto, quando sono state messe in campo le contromisure (strategie di risposta).
  • Tipologia di rischio definita sulla base di una specifica RBS (risk breakdown structure) definita a livello aziendale (es rischio tecnico, rischio ambientale, rischio commerciale, rischio finanziario ecc.).
  • Probabilità di accadimento in cui vene indicato il valore ottenuto dall’analisi qualitativa del rischio, ad esempio: L-basso (<30%) , M-Medio (31-70%) , H-alta (> 70%).
  • Impatto che, sempre sulla base dell’analisi qualitativa, indica l’effetto che il rischio avrebbe sul progetto. Questo elemento viene determinato in base ad una scala di impatto, ad esempio L-basso (<30%) , M-Medium (31-70%) , H-alto (> 70%).
  • Valore del prodotto di probabilità ed impatto che serve per mettere in ordine di priorità i vari rischi, da quelli in cui il prodotto dei due valori è più alto (nel caso quindi dei rischi più “pericolosi”) a quelli in cui il prodotto è più basso (indicando rischi trascurabili o da inserire in una watch list).
  • Trigger in cui vengono indicati eventuali sintomi anticipatori (se esistono) dell’emergere del rischio che possono favorire una gestione anticipata del rischio.
  • Contromisure in cui vengono indicate le strategie di risposta che si intende adottare e che possono riguardare la prevenzione, la mitigazione oppure il trasferimento a terzi del rischio.
  • Rischi residui o secondari in cui vengono indicati i rischi che possono permanere anche a fronte dell’attuazione della strategia prefissata oppure rischi che possono nascere proprio dall’attuazione della strategia.
  • Owner in cui viene indicata la persona che ha la responsabilità di monitorare l’andamento del rischio corrispondente e di attivare le contromisure stabilite.
  • Stato che indica se si tratta di un rischio attuale o se il rischio non può più sorgere , ad esempio C-corrente o F-terminato.
  • Valore a rischio che emerge dall’analisi quantitativa del rischio e indica il valore economico del rischio considerandone l’impatto, il costo delle strategie di risposta e degli eventuali rischi residui o secondari.
  • Budget di contingency in cui viene indicato il valore degli accantonamenti richiesti per gestire ciascun rischio (considerando naturalmente anche la probabilità che il rischio si presenti effettivamente).

Tutte queste informazioni non sono presenti fin da subito e vengono via via inserite nel registro dei rischi man mano che si rendono disponibili durante le attività di pianificazione del rischio. Ad esempio, dall’attività di identificazione dei rischi emergerà solo la prima colonna contenente il solo elenco non prioritizzato dei rischi, mentre le altre informazioni emergeranno dall’analisi qualitativa e poi quantitativa del rischio.

Il registro dei rischi non è un documento statico ma andrà rivisto in corso d’opera per aggiornarlo sulla base di ciò che accade a fronte del tramontare di alcuni rischi, dell’emergere di nuovi rischi da analizzare e dell’insorgere dei rischi e della necessità di attivare le strategie di risposta previste.

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