Ottimismo come competenza per l’innovazione
Non c’è nulla di peggio per un pessimista dell’incontrare un ottimista. Gli sembrerà una persona distratta ed ingenua, destinata ad essere travolta dalla vita.
Non c’è nulla di peggio per un ottimista che incontrare un pessimista. Gli sembrerà una persona chiusa e che perde tempo prezioso a proteggersi quando potrebbe cogliere le opportunità che la vita presenta.
Non sono in grado di comprendersi, il loro sistema di pensiero si basa su categorie logiche diverse.
In un certo senso hanno entrambi ragione. La vita confermerà le loro convinzioni perché individueranno sempre in ciò che accade sufficienti elementi per suffragare il proprio punto di vista.
Il loro vissuto è quindi una sorta di “profezia che si auto-avvera”. Solo che quella dell’ottimista è una profezia positiva.
Il pessimista, cogliendo gli aspetti negativi di una situazione, ha timore di sbagliare e per questo tende a proteggersi. Proteggendosi vede più che altro rischi e non opportunità.
L’ottimista vede la possibilità di errore come un’eventualità da mettere in preventivo ma che può essere compensata da una maggiore quantità di iniziative da mettere in campo. Per questo è solitamente iperattivo.
Vede le opportunità da cogliere e non si fa bloccare dai possibili inconvenienti.
Come un agricoltore, tende a seminare il più possibile senza preoccuparsi che ogni seme debba per forza germogliare. Sa che, se prepara bene il terreno, sicuramente molti semi germoglieranno e questo sarà sufficiente a garantirgli il raccolto.
Una caratteristica dei grandi innovatori è l’ottimismo. Richiede la disponibilità a procedere per tentativi ed errori concentrandosi su quanto di buono emerge senza farsi abbattere dagli insuccessi.
Leadership e resilienza sono due facce della stessa medaglia e l’ottimismo è il carburante che le alimenta.
In questi termini l’ottimismo costituisce una sorta di competenza. Anzi una competenza chiave per chi si trova ad operare in contesti competitivi in cui la capacità di innovazione è vitale per poter sopravvivere e svilupparsi.
E’ oggettivamente difficile che una persona pessimista possa diventare ottimista mentre è possibile che circostanze avverse nella vita possano trasformare un ottimista in un pessimista.
D’altra parte è possibile imparare a ragionare in termini positivi, ma questo richiede un grande impegno ed una grande motivazione di fondo che non tutti hanno.
Quando si è stati educati a ragionare in un certo modo, sotto l’influenza familiare o della scuola o dei gruppi sociali di cui si è fatto parte, è molto difficile intravedere alternative.
In questo possono aiutare le tecniche di creatività. Vedere le cose da punti di vista diversi, mettersi nei panni altrui, assumere atteggiamenti diversi dai propri impersonando ruoli e personaggi teatrali, visitare luoghi diversi da quelli abituali, mettersi alla prova, accettare nuove sfide, sono tutte modalità per uscire dalla propria zona di comfort e trovare soluzioni ed approcci diversi.
C’è uno stretto legame tra ottimismo, gestione del cambiamento ed innovazione. L’innovazione comporta sempre una rottura di schemi pre-esistenti, ma perché questo accada occorre saper resistere alle pressioni di chi vorrebbe mantenere lo status quo. Ed in questo l’ottimismo può essere di grande aiuto nell’affrontare con leggerezza situazioni a volte pesanti.