strategie di innovazione
Cos’è che rallenta il processo di innovazione? Perché molte aziende fanno fatica ad adottare strategie di innovazione coerenti con le aspettative del mercato?

Ciò avviene almeno per tre motivi.

In primo luogo, le aziende ritengono di esistere per massimizzare il valore per gli azionisti (che può essere tradotto nel mantenere elevato il valore ed il rendimento delle azioni).

Di conseguenza, vengono utilizzate metriche come il rendimento delle attività nette (RONA), l’utile sul capitale investito, ed il tasso interno di rendimento (IRR).

Queste metriche rendono difficile per una società investire in innovazione a lungo termine. E’ molto più facile ottenere buoni valori dei suddetti parametri trasferendo tutto il possibile in outsourcing ed investendo solo in attività che comportano ritorni in tempi brevi.

Per fare questo, molte aziende hanno ridotto la ricerca e sviluppo interna, hanno portato la produzione in outsourcing e tagliano gli investimenti a lungo termine. Questi modelli di business portano quindi ad un approccio essenzialmente opportunistico che limita e vincola le possibili strategie di innovazione.

Il secondo motivo per cui le aziende hanno difficoltà a innovare è riconducibile ai cambiamenti esplosivi nella ​​tecnologia e nei mercati che sono intervenuti negli ultimi 15 anni.

Computer portatili, tablet, smartphone e applicazioni mobili; robotica e scoperte scientifiche; dispositivi diagnostici e nuove tecnologie produttive; nuovi mercati come quello cinese ed indiano che emergono come consumatori e fornitori.

Per cogliere le opportunità create dalle nuove tecnologie servono leader competenti su questo fronte mentre molti provengono dalla finanza, dalla logistica, dalla produzione tradizionale. Hanno difficoltà ad interpretare i nuovi mercati.

Tutto questo porta al terzo motivo per cui è più difficile per le grandi aziende offrire innovazioni dirompenti: il fenomeno delle start-up.

Startup e strategie di innovazione

Per i primi 75 anni del 20° secolo, quando il capitale per le nuove imprese era scarso, gli ingegneri migliori sono andati a lavorare nei laboratori di R & S.

Ma a partire dall’ultimo quarto di secolo è emersa una nuova forma di finanziamento: il venture capital.

Il capitale di rischio ha fornito finanziamenti per nuove idee sotto forma di start-up.

Molte startup si sono rese conto che le grandi aziende sono vulnerabili proprio a causa di ciò che le ha rese grandi e redditizie: puntando sulla massimizzazione del ritorno per gli azionisti, hanno diminuito la loro capacità di fare innovazione.

Al contrario, le start-up operano puntando su nuove strategie di innovazione e rapidità nel time-to-market.

La loro dimensione permette di adottare strutture organizzative più piatte e più agili, fornendo incentivi come ricompensa all’assunzione di rischi.

Riescono quindi meglio delle grandi aziende a cogliere le esigenze ed i problemi dei clienti.

Le startup sono libere da vincoli penalizzanti. Possono ripensare continuamente sé stesse concentrandosi sulle migliori proposte di valore.

Nella fascia bassa, presentano una migliore struttura dei costi. Nella fascia alta creano prodotti e servizi che non sono mai esistiti prima.

Le grandi aziende sono molto brave a mantenere, difendere e raffinare i modelli di business esistenti, e sono abbastanza brave a estendere modelli esistenti identificando settori e mercati adiacenti.

Ma sono deboli, e diventano sempre più deboli nell’identificare nuove possibilità di sviluppo sul fronte dei prodotti.

Quindi, per avere successo, le grandi aziende devono ripensare e poi re-inventare le loro strategie di innovazione, sostituendo un modello di esecuzione statico con tre orizzonti di continua innovazione: una cultura aziendale in grado di assumersi rischi, una organizzazione lean, e incentivi ai dipendenti che favoriscano la capacità di innovazione.

Progetti innovativi e progetti ricorrenti