disimparare per crescere
Fin dalla pubblicazione, oltre 25 anni fa, del noto bestseller di Peter Senge “La quinta disciplina”, le aziende hanno cercato di diventare “organizzazioni che apprendono”.

Nella nostra epoca caratterizzata dal ruolo delle tecnologie digitali e dei social network, questo obiettivo è più importante che mai. Ma anche le organizzazioni più evolute faticano ancora a fare progressi reali in questo settore.

Il problema è che ci si è concentrati solo sull’apprendimento accrescitivo (aggiungendo conoscenze e competenze) mentre in molti casi la capacità chiave consiste nell’apprendere a disimparare.

In molti settori stiamo operando con modelli mentali che sono diventati superati e obsoleti, dalla definizione delle strategie al marketing, ai modelli di leadership.

Per abbracciare una nuova logica di creazione di valore, dobbiamo disimparare i vecchi modelli mentali.

Albert Einstein una volta disse: “Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati”.

In questo momento di cambiamento trasformazionale, dobbiamo essere consapevoli dei nostri modelli mentali ed assumerne la responsabilità.

Non si tratta di dimenticare. Si tratta della possibilità di scegliere un paradigma o modello mentale alternativo.

Quando impariamo, si aggiungono nuove competenze o conoscenze a ciò che già sappiamo. Per disimparare dobbiamo invece abbandonare alcune categorie logiche per adottarne altre.

Accade la stessa cosa che capita ad un automobilista abituato alla guida a destra quando va in auto, ad esempio, a Londra dove si deve tenere la guida a sinistra. Pur essendoci molte indicazioni per gli automobilisti che segnalano la necessità di mantenere la sinistra e per i pedoni a guardare comunque anche a destra prima di attraversare, è comunque difficile guidare per chi non è abituato.

La parte più difficile del tutto è proprio disimparare la guida a destra che si è radicata tra le abitudini del guidatore.

La stessa cosa accade nel mondo delle imprese. Molti dei paradigmi appresi su cui si sono costruite delle carriere importanti sono diventati marginali o inefficaci.

Disimparare i modelli strategici

Un’intera generazione di manager ed imprenditori è cresciuta ragionando con Michael Porter sulle cinque forze che regolano i mercati.

In questo modello, il vantaggio competitivo si ottiene riducendo i costi, regolando i prezzi, fidelizzando clienti, attaccando i concorrenti ed i nuovi entranti. L’essenza dell’approccio di Porter è l’importanza del focalizzarsi su ciò che si sa fare meglio evitando di disperdere energie ed investimenti in ambiti su cui non si è in grado di acquisire vantaggi competitivi.

Ma nell’economia attuale molte organizzazioni devono perseguire modelli di innovazione disruptive che implicano la capacità di rimuovere e superare le proprie limitazioni e non nell’autoimporsele.

Il modello di Porter non è obsoleto ma è diventato marginale quando si tratta di cambiare modello di business. Non è più in grado di aiutare aziende come Google, Uber, Airbnb, e Facebook che vogliono ridefinire le logiche del marcato della rete.

Occorre disimparare per vedere il modello come solo una possibilità piuttosto che la verità canonica. Come diceva l’antropologo e sociologo Gregory Bateson: “La mappa non è il territorio”.

Nel campo del marketing, il nostro pensiero è permeato dall’idea di comunicazione di massa.

Mentre il mondo richiede di sviluppare relazioni molti-a-molti, si continua ad operare con una mentalità uno-a-molti. Tutto è lineare e transazionale in un contesto in cui le persone sono multidimensionali.

Noi trattiamo i clienti come consumatori, anche quando vogliono essere co-creatori. Si cerca di far muovere le persone ed i loro comportamenti di acquisto come attraverso un gasdotto che va in una sola direzione anche se il percorso del cliente è non lineare .

Abbiamo bisogno di disimparare il modello push di marketing e di esplorare modelli alternativi di inbound marketing lasciando che siano i clienti a definire i percorsi ed i tempi di acquisto.

Anche da un punto di vista organizzativo, le aziende devono abbandonare strutture rigide per adottare modelli più fluidi. Questa è forse l’impresa più difficile perché le rendite di posizione producono forti resistenze al cambiamento e la presenza di silos organizzativi agisce ancora da freno e trattiene le informazioni chiave.

Il processo per disimparare

Prima di tutto si deve riconoscere che un modello mentale non è più rilevante o efficace.

Questa è una sfida, perché i modelli mentali operano a livello inconscio. Inoltre, si può temere di ammettere che un determinato modo di operare è obsoleto.

Abbiamo costruito la nostra reputazione e la carriera sulla padronanza di questi vecchi modelli. Abbandonarli può sembrare di dover ricominciare da capo e perdere il controllo, il nostro status, l’autorità, o senso di sé.

Di solito le cose iniziano a cambiare quando si incontrano problemi che si amplificano reiterando le vecchie abitudini. E’ questo il momento in cui si apre la possibilità di disimparare ed abbracciare nuove opzioni.

In secondo luogo, è necessario trovare o creare un nuovo modello in grado di meglio raggiungere gli obiettivi. Inizialmente si tenderà probabilmente a vedere questo nuovo modello attraverso la lente del vecchio. Molte aziende sono inefficaci nel loro utilizzo dei social media, perché ancora pensano ad essi come un canale per la distribuzione di un messaggio.

In terzo luogo, per disimparare è necessario radicare nuove abitudini mentali. Questo processo non è diverso dall’adottare una nuova abitudine, un nuovo atteggiamento o comportamento, come accade quando si fa una dieta. La tendenza sarà quella di ricadere nel vecchio modo di pensare e di fare.

Un po’ come accade nel passaggio dal concetto di “consumer” a quello di “customer”.